Sebbene i bambini abbiano un innato senso di altruismo, hanno anche un innato e sano senso del possesso e di protezione verso il proprio territorio ed i propri averi.
Tale funzione è assolutamente utile e sana: se non fossimo in grado di proteggere i nostri confini, ciascuno potrebbe liberamente “depredarci” e ciò comporterebbe, tra le altre cose, una incapacità di strutturare la nostra identità e il nostro sè.
Abbiamo infatti bisogno di sapere di essere al sicuro per poterci sviluppare in modo armonico ed equilibrato. Quando ci sentiamo al sicuro, le nostre competenze sociali “umane” , comprese condivisione e cooperazione, hanno la possibilità di emergere e di esprimersi al meglio. Se invece ci sentiamo in qualche modo minacciati scattano in noi specifici ed automatici meccanismi difensivi che ci fanno uscire dalla e della socialità e ci fanno attivare un altro tipo di percorso neurale, mirato alla difesa, appunto, e dove pertanto funzioni elevate come la cooperazione e la condivisione non sono contemplate.
Il bambino piccolo è principalmente guidato dai propri meccanismi biologici di base i quali monitorano costantemente l’ambiente per capire se è garantita o meno la sua sicurezza e, in base a questo, attivano un percorso neurale piuttosto che un altro, predisponendolo alla socialità oppure alla difesa/attacco.
Se il bambino si sente tranquillo, sarà più facile per lui attivare comportamenti sociali spontanei e/o seguire le nostre indicazioni e suggerimenti in merito alla condivisione ed alla gestione delle contese per gli oggetti con altri bambini.
Hanno bisogno di capire cosa significa “mio” e cosa “tuo” , cosa vuol dire “io” e cosa vuol dire “tu” . Hanno bisogno costruire la propria personalità e ciò può avvenire solo tramite contrapposizione (il famoso “no” a tutto) e per differenza. Hanno bisogno di trovare il loro “posto nel mondo” e ciò comporta l’attaccamento alle proprie cose.
Il consiglio è quello di dare voce al pensiero dei bambini, i quali a questa età fanno ancora fatica a capire le intenzioni altrui e, dall’altro, di garantire il possesso degli oggetti. Nel momento del litigio per il possesso di un gioco è compito dell' insegnante parlare con i bambini e fare da intermediario.